IL CASO

Gardone Valtrompia, la ragazza aggredita a calci e pugni è ancora sotto choc

di Marco Benasseni
La vittima del pestaggio nel sottopasso non è tornata a scuola. Compagni e insegnanti la stanno aiutando. Ma questa violenza non è un fenomeno nuovo
Ancora sotto choc la ragazza vittima dell'aggressione nel sottopasso
Ancora sotto choc la ragazza vittima dell'aggressione nel sottopasso
Aggressione a una minorenne a Gardone Valtrompia

Le conseguenze dell’aggressione avvenuta la scorsa settimana nel sottopasso di Gardone Valtrompia non sono solo i lividi sul corpo della giovane aggredita. La vittima, una ragazzina iscritta al secondo anno di un istituto professionale, ora vive una forte frustrazione ma i docenti e i compagni la stanno aiutano a superare il trauma; per adesso non è ancora tornata a scuola.

Aggressione a una minorenne a Gardone Valtrompia

Insomma, se quello dei genitori è da sempre considerato uno dei mestieri più complicati, anche i docenti non se la passano bene. Inutile nascondersi dietro ad un buonismo che non fa bene a nessuno: spaccio e microcriminalità in Valtrompia ci sono sempre stati, come altrove. Il problema, oggi, è che questi fenomeni in aggiunta ai piccoli furti, a violenza e prevaricazioni coinvolgono anche i giovanissimi, oltre che diventare «virali» sui canali social.

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«Da sempre la scuola si occupa di questi temi - spiega il dirigente della scuola della ragazzina aggredita -. Non si agisce in virtù di emergenze educative. Quanto avvenuto colpisce per la violenza, che va sempre condannata, e il divertimento indifferente di chi era presente colpisce ancora di più. Gli ultimi anni hanno visto un crescente aumento delle problematiche educative, già presenti nella società ma che si sono ingigantite e stanno presentando le conseguenze che vediamo nelle manifestazioni dei preadolescenti».

Il confronto con i ragazzi

Il dirigente e i docenti hanno parlato con i ragazzi che hanno assistito all'aggressione e li hanno trovati inizialmente inconsapevoli, immersi in una dimensione quasi virtuale, poi spaventati per le conseguenze che quel minuto e mezzo sbattuto online con leggerezza potrebbe causare.

Gli insegnanti sono stati tra i primi ad aver intercettato il video dell’aggressione e il preside ha immediatamente segnalato l’accaduto ai carabinieri: «Ho chiesto ai docenti uno sforzo educativo. Al di là dell’educazione civica, dobbiamo trasmettere valori a sostegno dei tantissimi progetti che portiamo avanti». La scuola ha anche potenziato l’accoglienza per le prime mettendo in campo educatori e psicologi per creare momenti di aggregazione e condivisione.

Da metà ottobre saranno attivate alcune iniziative, finanziate dal Pnrr, per sostenere gli studenti nello stile di apprendimento e nel metodo di studio. Sono previste ore individuali di motivazione per gli alunni e degli incontri per tutti i genitori delle 18 prime: «Un problema è l’assenza genitoriale - prosegue il dirigente-. I genitori si sono indeboliti, i figli allontanati. La distanza generazionale si è dilatata in questi anni. Oltre all’apprendimento delle materie, l’educazione è la nostra prima missione. Spesso i ragazzi hanno molti problemi alle spalle e noi abbiamo una grande responsabilità: salvare quelli finiti nei guai ed evitare che ce ne finiscano altri».

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