Shopping ok
nel cuore
di Brescia

di Marta Giansanti e Davide Vitacca
Barbara Gnutti
Barbara Gnutti
Barbara Gnutti
Barbara Gnutti

Gli esercenti festeggiano soltanto a metà. A gioire sono spesso quelli che affacciano direttamente sul salotto commerciale, le cui vetrine hanno il privilegio di intercettare l’incessante via vai reso possibile dalla pedonalizzazione e dalla presenza di «fari» in grado di illuminare con il prestigio del proprio nome, ossia le grandi catene monomarca dell’abbigliamento e dell’intimo. Lungo l’asse Zanardelli-Palestro l’alta affluenza è un dato incontrovertibile, anche se non sempre i grandi numeri si traducono in acquisti assicurati. La vera differenza la fa allora la tipologia di prodotto: più è di nicchia e originale più la gente è disposta a fare strada per ottenerlo. «Siamo fortunati perché lavoriamo molto con le prenotazioni e perché abbiamo una clientela che viene anche da lontano», spiega Rosi Zurlo di «Le torte di Giada», per la quale il problema del centro non risiede nella mancanza di attrattività, quanto nella difficoltà di raggiungerlo in automobile. «I bresciani vogliono parcheggiare il più vicino possibile e spesso i posti auto disponibili non sono sufficienti», rileva.

PROSEGUENDO LUNGO la direttrice dello shopping, a pochi passi da via Gramsci, il sorriso carico di soddisfazione non abbandona nemmeno per un attimo la giovanissima Veronica Mombelli, responsabile di HAND. «Abbiamo aperto da solo tre mesi, perciò non possiamo fare paragoni con gli anni passati. Però siamo contentissimi di come sta andando, merito di un generale incremento degli avventori che frequentano il centro», commenta. La testimonianza che Elnòs non significa matematicamente supremazia e imbattibilità arriva da Barbara Gnutti, responsabile del punto vendita «Nucleo Kids». «Siamo presenti anche all’interno del centro commerciale, ma in proporzione stiamo lavorando bene anche qui: il target è differente e in pochi mesi dall’apertura siamo riusciti a radunare una clientela affezionata», spiega. La musica sfarzosa cambia però appena ci si allontana gradualmente dalla via Condotti bresciana e si imboccano diramazioni periferiche: la massa si dirada e sfuma in mille rivoli, soprattutto laddove il continuum di vetrine illuminate è spiacevolmente intervallato da «buchi neri», ovvero quei e «vuoti» lasciati dalla crisi o dall’esaurimento di attività commerciali che hanno fatto la storia di Brescia. Anche all’angolo con Piazza Loggia capita di incontrare veterani disposti a giurare che le cose in passato funzionavano molto meglio. Lo afferma senza esitazione Marco Morocutti, titolare della storica coltelleria di via X Giornate. «Purtroppo il declino è evidente, sia per il cambiamento delle abitudini sia per le ridotte possibilità di spesa della gente», ammette. «Abbiamo molti clienti affezionati, tanti dei quali si ricordano persino di essere entrati in negozio da piccoli, accompagnati dai genitori. Tuttavia nel tempo il fulcro del commercio si è spostato inevitabilmente più a sud, lasciando parecchie zone grigie che non sono mai state rimpiazzate», rileva. Colpa della chiusura al traffico automobilistico? «No, al contrario. Credo che la pedonalizzazione fosse necessaria. Però non si è saputa creare una rete di mezzi pubblici, mi riferisco alle navette, in grado di favorire gli spostamenti all’interno del ring e di rispondere alle esigenze della popolazione più anziana».

MA NONOSTANTE LE numerose critiche mosse da alcuni commercianti l’affollato centro storico reso vivo dai numerosi eventi organizzati, è stata l’occasione per respirare il vero clima natalizio. «Sicuramente per fare acquisti il centro commerciale è molto pratico ma la città è più coinvolgente», rivela Tommaso Rossi. «Anche se -nota Alessandro Russo- è molto evidente come sia cambiata la situazione dall’avvento dei numerosi centro commerciali». Una presenza ingombrante ma che non lascia spazio ad alcun dubbio. «Se si ha intenzione di acquistare prodotti di un certo tipo diversi da ciò che vendono le grandi catene, che il più delle volte sono di bassa qualità e tutti uguali, si deve per forza venire qui», spiegano Silvia Martini e Simone Treccani, in cerca degli ultimi regali di Natale. «Dipende da cosa si vuole acquistare ma io mi rivolgo ad entrambe le soluzioni», conferma Stefano Cogoli. Ma c’è anche chi quest’anno ha deciso di tagliare la testa al toro come Penelope Farmer che seppur spendendo di più ha acquistato su Amazon «regali particolari e ad hoc per ogni persona cara».

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