Peppe Servillo

di Gian Paolo Laffranchi
«A Jazzontheroad pieno d’entusiasmo: onorerò Dalla con Girotto e Mangalavite Il sogno? Tornare a lavorare con Toni»
Peppe Servillo (a destra) con il fratello Toni  I fratelli più famosi dello spettacolo italiano hanno già calcato le scene insiemeTrio Natalio Mangalavite, Peppe Servillo e Javier Girotto
Peppe Servillo (a destra) con il fratello Toni I fratelli più famosi dello spettacolo italiano hanno già calcato le scene insiemeTrio Natalio Mangalavite, Peppe Servillo e Javier Girotto
Peppe Servillo (a destra) con il fratello Toni  I fratelli più famosi dello spettacolo italiano hanno già calcato le scene insiemeTrio Natalio Mangalavite, Peppe Servillo e Javier Girotto
Peppe Servillo (a destra) con il fratello Toni I fratelli più famosi dello spettacolo italiano hanno già calcato le scene insiemeTrio Natalio Mangalavite, Peppe Servillo e Javier Girotto

Torna nel Bresciano per i vent’anni di Jazzontheroad. L’arte come urgenza, da sempre: per questo canterà «L’anno che verrà» con Javier Girotto (sax soprano, baritono) e Natalio Mangalavite (pianoforte). Appuntamento giovedì 13 luglio, alle 21.30, al Parco di Villa Pace di Gussago (in caso di pioggia alla sala civica Togni): Peppe Servillo renderà omaggio a Lucio Dalla, ma al tempo stesso si appresta a trasferire sul palcoscenico l’ispirazione indomabile che lo muove da più di quarant’anni. Volto e voce della Piccola Orchestra Avion Travel, cantante, attore, compositore, sceneggiatore e fratello d’arte: Toni Servillo, con cui sul palcoscenico ha collaborato e collaborerà, è attore italiano fra i più noti al mondo, protagonista de «La grande bellezza» con tanto di Premio Oscar conquistato nel 2013. «Il mio desiderio – rivela – è ricominciare a lavorare a teatro proprio con la compagnia di Toni, non appena sarà possibile. Abbiamo già vissuto avventure artistiche insieme. Sarà bellissimo rifarlo».
 

Più bravo lei a recitare o Toni a cantare?
Non abbiamo mai considerato l’ipotesi di scambiarci i ruoli… Io recito occasionalmente: so quanto impegno serva a raggiungere la preparazione di mio fratello. La disciplina del suo mestiere. Sono un musicista e non mi azzardo a considerarmi un vero attore, anche se non esito a mettermi alla prova quando c’è l’opportunità.

Un viaggio senza soste cominciato da autodidatta a Caserta, consacrato al Festival di Sanremo vinto nel 2000 con «Sentimento», impreziosito da collaborazioni con Fiorella Mannoia e Patty Pravo, Enzo Avitabile e Paolo Conte, e da progetti su diversi fronti, spaziando dal pop a colonne sonore e testi teatrali. Prossima tappa, Jazzontheroad. Sensazioni della vigilia?
Entusiasmo, assolutamente. Questo concerto in trio è uno spettacolo molto fortunato, in cui interpretiamo un autore grande in una chiave nostra, nella speranza che a lui sarebbe piaciuto.

Dalla amava, frequentava e praticava il jazz.
Indiscutibile il suo legame con questo mondo. Sempre provvisto d’ironia, Dalla conosceva l’arte dell’improvvisazione. Costruiamo un percorso diverso intorno alle sue canzoni, dando respiro a testi dall’alto valore letterario, rendendo onore così ad un repertorio che non bisogna limitarsi a custodire: merita una lettura ulteriore.

Come si svilupperà la serata?
Partiremo dalle sonorità che ci appartengono per dare vita a un’interpretazione ammirata e rispettosa. Dalla si era formato da ragazzo improvvisando, sapeva farlo anche vocalmente. Era un jazzista ma al tempo stesso aveva una naturale impronta popolare, legata anche al timbro della sua voce. Tecnica e passione. Le sue canzoni sono originali, ma toccano le corde dell’anima con un linguaggio che sa parlare a tutti. Un talento sempre più raro, ai giorni nostri. Negli anni ‘70 era più frequente.

Lei allora era un bambino: quale musica la plasmò?
Sono cresciuto ascoltando il prog. Poi il jazz, alla classica. Ma al mondo dei cantautori ho aderito fin da bambino, in modo inconsapevole ma indiscutibile, dando peso alla musica come alle parole.

Da ascoltatore ad autore: come ha cominciato?
È partito tutto dal desiderio di fare squadra. Sono stato fortunato a fare incontri determinanti: quelli con Javier e Natalio, naturalmente quello da cui è scaturita la Piccola Orchestra Avion Travel. La dimensione del gioco che si fa appartenenza, condivisione, comunione d’intenti.

La famiglia conta?
Per me è stata fondamentale, come l’incontro con i compagni, quanto le scelte compiute. Io ho anteposto la condivisione all’affermazione del sé, al narcisismo.

Un rinnovato spirito di squadra può rilanciare una scena mainstream come quella italiana? La distanza tra i nostri festival e l’inglese Glastonbury nei giorni scorsi è apparsa siderale e sconfortante.
C’è un impoverimento. Di sicuro la gioventù di un tempo era più esigente musicalmente. C’era una grande apertura, i festival s’accompagnavano regolarmente anche a un’idea politica nel senso più ampio. Oggi riscontro una chiusura. La musica veicola contenuti che servono a vendere prodotti. 

Dall’avventura con gli Avion Travel a quella solista, ha scritto pagine che resteranno nella storia della musica italiana: ce n’è una in cui si riconosce maggiormente?
Il periodo degli anni ‘90 con gli Avion Travel è quello che ricordo con più affetto. Non dimenticherò mai Fausto Mesolella: il suo apporto alla crescita della Piccola Orchestra è stato decisivo.

Dopo oltre 40 anni di frequentazione: cos’è la musica?
Un’emozione pura, per chi si dispone ad ascoltarla. Purtroppo la capacità d’ascolto è sempre meno diffusa.

C’è un brano che ha più voglia di cantare, ora come ora?
«Felicità», di Lucio Dalla. Dieci anni fa la Sony chiese di interpretarla come omaggio al suo autore: da allora mi emoziona, ogni volta. A Brescia Girotto, Mangalavite ed io la proporremo, chiaramente.

Ritrova Brescia Capitale della Cultura: sorpreso?
No, è una tendenza che si sta diffondendo nel nostro Paese e ne sono felice: la nostra terra si mette in evidenza a livello culturale più che sotto l’aspetto industriale, per quanto importante rimanga questo settore. Forse avremmo dovuto farlo prima. Città come Brescia possono anche aiutare il sud dell’Italia, indicando la strada da seguire. Brescia merita di essere Capitale della Cultura e sta onorando questo titolo.

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