Angelo Vigo e Paolo Sacchini

di Gian Paolo Laffranchi
«Andiamo nel futuro con i nostri studenti sulla strada di una ricerca condivisa. Oggi è tutto veloce: li invitiamo a riflettere»
I professori Paolo Sacchini e Angelo Vigo: rispettivamente vice direttore e direttore dell’Accademia di Belle Arti SantaGiuliaInstallazione «Enlightened paths» dalla Scuola di scenografia
I professori Paolo Sacchini e Angelo Vigo: rispettivamente vice direttore e direttore dell’Accademia di Belle Arti SantaGiuliaInstallazione «Enlightened paths» dalla Scuola di scenografia
I professori Paolo Sacchini e Angelo Vigo: rispettivamente vice direttore e direttore dell’Accademia di Belle Arti SantaGiuliaInstallazione «Enlightened paths» dalla Scuola di scenografia
I professori Paolo Sacchini e Angelo Vigo: rispettivamente vice direttore e direttore dell’Accademia di Belle Arti SantaGiuliaInstallazione «Enlightened paths» dalla Scuola di scenografia

La strada è lunga e non c’è Google Maps a illuminarla: salite e discese, svolte e crocevia... Tutta da scoprire. Ma una cosa è certa: Santagiulia ha deciso come percorrerla. «Cerchiamo una connessione con gli studenti, che qui non devono sentirsi solamente un numero - spiegano Angelo Vigo e Paolo Sacchini, da questo mese rispettivamente direttore e vice direttore dell’Accademia di Belle Arti -. Il lavoro dev’essere calibrato su misura: una linea precisa che intendiamo seguire, andando verso il futuro insieme a loro».
 

Obiettivo primario?
Sacchini: L’artista che deve formarsi nelle nostre aule deve trovare un insegnante che sappia accompagnarlo. Un rapporto di condivisione sincera.
 

Vigo: Non possiamo educare alla socialità negandola noi nel rapporto con i ragazzi perché sono troppi. Non è vero che non ascoltano, i giovani d’oggi: se vanno in un uno studio d’artista, che mette a loro disposizione il suo mondo di creatività, caspita se sono attenti e affascinati! Ecco: quella è l’atmosfera che devono ritrovare all’Accademia SantaGiulia.
 

Come sono gli studenti di oggi?
V: 
Per i percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento abbiamo fatto l’anno scorso un’esperienza con i ragazzi del liceo. Non li definirei intimoriti di fronte al nuovo che avanza. Tutt’altro. Software complicati? Nessuna paura. Il loro smarrimento è durato un quarto d’ora, a metà lezione già non avevano bisogno di istruzioni: le trovavano da soli.
 

Entusiasti?
V: 
Curiosi e pratici, piuttosto. La curiosità li porta ad agire, all’azione e alla sperimentazione senza pause di riflessione. È tutto veloce.
 

S: Le informazioni vengono metabolizzate rapidamente e praticamente. Nemmeno l’intelligenza artificiale li sorprende.

Attraverso quali tappe siete passati prima di arrivare qui?
S: 
Sono uno storico e critico d’arte, dal 2017 direttore della Collezione Paolo VI di arte contemporanea di Concesio, e per l’Accademia sono docente di Storia dell’arte contemporanea, Storia della decorazione, Didattica dei linguaggi artistici e coordinatore del Dipartimento di Comunicazione e Didattica dell’arte e delle scuole di pittura e scultura. Mi sono laureato in Conservazione dei beni culturali a Parma, cominciando a insegnare lì: un paio di corsi all’inizio, passando dalla didattica dei linguaggi artistici ai risvolti pratici lavorando all’ideazione, gestione e conduzione di visite guidate. Io e Angelo abbiamo cominciato ad incontrarci, nel 2013 sono diventato capo dipartimento di comunicazione didattica dell’arte e abbiamo iniziato a ragionare insieme. Mentre tenevo un corso di storia d’arte contemporanea, nel 2017 sono diventato coordinatore di scuola di pittura e scultura. Con i colleghi Massimo Tantardini del Dipartimento arti visive e Carlo Susa del Dipartimento di progettazione e arti applicate abbiamo riflettuto su come fare ricerca in prospettiva. Abbiamo immaginato soluzioni che speriamo di attuare in un prossimo futuro con i ragazzi. Da capire quanto prossimo. L’idea è andare oltre l’ordinario cercando ciò che scalda il cuore a noi 172 docenti: il motivo per cui abbiamo scelto il nostro lavoro.
 

V: Dopo trent’anni da insegnante nella scuola primaria, mi sono occupato a lungo, come docente e come formatore, di ricerca e studio nell’ambito della pedagogia e della didattica dell’educazione all’arte e all’immagine. La domanda di fondo: come si può facilitare l’apprendimento attraverso il mondo audiovisivo? Quando ho iniziato non c’erano i computer. Dal 2006 sono docente all’Accademia, avevo cominciato con l’idea di collaborare per un semestre e invece felicemente sono ancora qui. Ho portato e affinato l’attività di sperimentazione avviata nell’utilizzo delle immagini con percorsi di ricerca alla Statale di Milano e in Cattolica. Dopo aver conosciuto Cesare Scurati, con lui ho realizzato una guida dedicata all’educazione all’immagine, al mondo dell’arte. Per 10 anni sono stato supervisore del tirocinio all’università Cattolica e facendo il coordinatore della scuola di didattica dell’arte per i musei ho messo a punto con i docenti una modalità di approccio al mondo dell’arte che ha coinvolto bambini, giovani e adulti. Funziona. 

In cosa consiste?
V:
Ciò che conta è la valorizzazione della reazione personale ad un’opera d’arte, da non lasciare solo alla libera interpretazione. Bisogna cercare elementi, dettagli, fondamenti di realtà ed è necessario saperli esprimere, dichiarare, giustificare agli altri. Così ti si chiarisce il pensiero e dai un’altra chiave di interpretazione. La nostra scuola di didattica dell’arte viene identificata così: altri puntano sul gioco, sui laboratori, mentre per noi quegli strumenti non sono il fine. È la nostra modalità.

Le parole chiave?
V e S:
La ricerca è la bussola, ma prima si deve riflettere su quello che sperimentiamo. La riflessione sulle ragioni che portano ai risultati è un contributo imprescindibile all’attività didattica. Dobbiamo insegnare agli studenti che anche un briciolo di lentezza è indispensabile. Mentre una volta avevamo bisogno di velocizzare, oggi le potenzialità tecnologiche sono chiare fin dalla nascita e l’arte può aiutare a rallentare, riflettere, soffermarsi. Devi sapere cosa dire, cercarlo dentro di te. Il senso della formazione è questo: educare a un rallentamento indispensabile. Accettando nuovi strumenti, utilizzandoli mescolati alla consapevolezza.

Slow thinking.
V e S:
Necessariamente.

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