Fabio Logli: «Portai Rockets e Grace Jones a Cellatica Pooh, Vanoni, New Trolls: quanti show! E che emozione quel caffè con De André»

Dallo Stardust all'Eib - Negli anni '70 Fabio Logli organizzò concerti senza precedenti nel Bresciano: qui è immortalato con i Pooh
Dallo Stardust all'Eib - Negli anni '70 Fabio Logli organizzò concerti senza precedenti nel Bresciano: qui è immortalato con i Pooh
Dallo Stardust all'Eib - Negli anni '70 Fabio Logli organizzò concerti senza precedenti nel Bresciano: qui è immortalato con i Pooh
Dallo Stardust all'Eib - Negli anni '70 Fabio Logli organizzò concerti senza precedenti nel Bresciano: qui è immortalato con i Pooh

Nella musica, «per la musica», da sempre. Fabio Logli ha dedicato la vita a una passione declinata in ogni modo: radio e dischi, locali e concerti, la colonna sonora infinita di un viaggio pionieristico.

Origini bresciane?
Per metà. Mia madre Vittoria bresciana, mio padre Amedeo marchigiano, sono nato nel 1955 ad Urbino ma sono cresciuto a Brescia. Medie all’Arici, liceo artistico al Foppa. Sono tornato ad Urbino per frequentare l’accademia delle belle arti, ma dopo due anni ho dovuto smettere.

Perché?
Ho perso mio padre a 19 anni. Eravamo una famiglia molto benestante, ma come capita in questi casi si sono scatenati gli squali di turno per fregarti anche le braghe. Avevamo due aziende, la Tecnofondi a Rodengo Saiano e la Tecnotubi ad Alfianello. Mi sono rimboccato le maniche ma non potevo essere capo a 19 anni, a quell’età se ti proponi come imprenditore di alto livello gli interlocutori si mettono a ridere.

La passione per la musica ha fatto il resto?
Sì. Così forte che già da ragazzino ho cominciato a fare il disc jockey al Living di Lumezzane, una delle prime discoteche, a San Sebastiano. Parliamo dei primi anni ’70. Un progetto che avevo con mio padre e che portai avanti con il mio socio Davide Bontempi era proprio aprire una discoteca. Papà era un ex carabiniere. Quando si congedò andammo a vivere a Sale Marasino e mi portava in un negozio di elettrodomestici a Marone a caccia di dischi: conobbi così le canzoni di Modugno e Buscaglione. Mio cugino più grande che viveva a Milano un giorno mi fece sentire «From me to you» di quattro ragazzi di Liverpool.

L’illuminazione.
Sì. Fui messo in collegio e nel teatrino del Franciscanum passavano Brian Auger, i Procol Harum, i New Trolls. Nel gruppo di spalla c’era Mauro Pagani: diventammo amici fraterni. A quel punto ho aperto il mio primo locale, lo Stardust di Cellatica.

Discoteca?
Non solo. Da lì sono passati i Pooh, Grace Jones e i Rockets che fecero a Cellatica il loro primo concerto italiano. Organizzai anche eventi all’Eib. L’8 febbraio del ’77 ho portato al Teatro Grande Ornella Vanoni e i New Trolls. Me l’aveva chiesto come favore Bibi Ballandi. Ero in contatto coi grandi impresari, da Francesco Sanavio a Franco Mamone che nel ’76 mi portò in uno studio alle porte di Milano. Rinunciai ad acquistarne una quota su consiglio del mio ex socio, che non perdono: se avessi accettato, sarei entrato in società con Mogol e Battisti.

Le tappe fondamentali?
Lo Stardust fu lo spartiacque nel ’76 fra balera e discoteca. Il problema era farci stare tutta la gente che arrivava.

Un problema invidiabile.
Assolutamente. Ed erano anni in cui il venerdì la gente non usciva, era di magro, e c’era un rispetto che oggi non si può immaginare, si pensi che chiudemmo per il rapimento di Aldo Moro. Oltre a Leopardo in consolle c’era Lallo Riccardi, che era anche il top dj di Radio Punto Nord. Dopo aver venduto lo Stardust c’è stato il Discover in via Cremona, uno dei più bei locali in Italia. Ero volato in America per conoscere lo Studio 54: incredibile, splendidamente folle. Vip e champagne, Liza Minnelli e simili. Purtroppo il dramma della droga rovinò quel tempio del divertimento. Per quanto riguarda le radio, in particolare, conobbi in uno scantinato di via Milano Giordano Lanza e la realtà di R.T.B. Cominciai a fare un programma, entrai in contatto con Giuliano Vallini e decidemmo di fare qualcosa di più ambizioso. Lui aveva già una struttura professionale. Insieme a Ospitaletto conoscemmo una persona meravigliosa, Gino Corioni.

Il futuro presidente del Brescia!
Sì. Con me e Vallini entrarono come soci Corioni e Amedeo Broli, quota d’ingresso un milione e 500 mila lire a testa, e fondammo Radio Punto Nord. Avevamo i migliori microfoni del mondo: all’epoca collaboravo con Pagani e la Pfm, comprai 6 dei loro Sennheiser.

Aneddoto della carriera?
Quando organizzammo a Brescia l’unico concerto italiano di Jack Bruce, Billy Cobham e John McLaughlin. Bruce si scolò mezza cassa di Guinness e non riusciva a scendere dal palco, se non me lo fossi caricato in spalle per portarlo in camerino sarebbe rimasto a vagare lì per quarant’anni.

Classe 1955 - Radio, locali, eventi e produzioni nella vita di Logli
Classe 1955 - Radio, locali, eventi e produzioni nella vita di Logli

Non solo musica nella vita.
Sì. Ho girato il mondo, dal Brasile alla Romania. Ho ristrutturato treni, facevo il dirigente di aziende di computer. Poi ho fatto un errore clamoroso: sono passato dallo studio di registrazione di Pagani per salutarlo. Neanche il tempo di entrare e ho avuto una ricaduta nella musica. Mi sono messo a fare il produttore e ancora lo faccio. Ho prodotto Giannina Facio, la moglie di Ridley Scott, con Flavio Premoli. Ho lavorato in Virgin, ho conosciuto Richard Branson, sono stato al Maurizio Costanzo Show. La collaborazione con Pagani è continuata e al Metropolis di Milano ho vissuto l’emozione dell’incontro con Fabrizio De André. Bevendo un caffè con lui ho scoperto una persona straordinaria al di là dell’artista. Pareva burbero e invece era divertente, con gusto della battuta.

Artista del cuore?
I Pink Floyd. Sono oltre.

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