L'INTERVISTA

Paola Merigo: «Cibo e cultura sono la nuova frontiera dell’arte»

Paola Merigo, organizzatrice di eventi
Paola Merigo, organizzatrice di eventi
Paola Merigo, organizzatrice di eventi
Paola Merigo, organizzatrice di eventi

Cibo anche per la mente. Cultura che giova all’anima. Agli occhi di Paola Merigo le due «C» non sono distanti ma affini, sono anzi vasi comunicanti compresi sotto il cappello della creatività. «Per fortuna tanta gente ormai la pensa come me», dice l’organizzatrice di eventi. Eventi piccoli che sono diventati grandi, sconfinando dalla provincia d’appartenenza a quelle vicine, dal Bresciano al Cremonese e alla Bergamasca. Eventi senza sosta, se il prossimo è già alle porte: domani si festeggerà a Villa Mazzotti di Chiari con l’appuntamento più cool della Pasquetta bresciana sotto le insegne di Eatinero, community che si occupa di realizzare manifestazioni street con food truck. Attese migliaia di persone, con varie band ad avvicendarsi sul palco in una location fra i luoghi del cuore dei Fai.

La sua attitudine è per l’arte a 360 gradi?
Decisamente, senza troppe distinzioni. Questa è la nuova frontiera.

Dovendo scegliere?
Cinema, musica, fotografia. Se vago per le città vado per musei. Il mio ideale è visitare un museo all’aperto, penso per esempio ad Arte Sella a Borgo Valsugana.

Bresciana, studi filosofici. Un’idea sempre chiara di ciò che avrebbe voluto diventare?
Un passo alla volta, ma dopo aver frequentato il liceo Gambara ho pensato subito che avrei voluto organizzare eventi. Nel campo della moda però. Ho studiato Lettere e filosofia all’università Cattolica con indirizzo organizzazione eventi. Mi ha illuminato un master Iulm sul digital marketing. Come progetto di fine corso con i miei soci ho creato un format sul cibo di strada. Era il 2015. Da lì è partito tutto.

Com’è nata l’idea?
Stavamo studiando i trend del momento, era il periodo di Expo a Milano, si parlava tanto di cibo e nasceva un nuovo movimento in Italia sullo street food. Abbiamo studiato la materia, fatto la nostra community, un business plan, tutto secondo le regole dell’attività di marketing. Abbiamo vinto il primo premio perché a livello di team è funzionato tutto. Il nostro del nostro era un master executive, con me c’erano un giornalista e un esperto di siti web, abbiamo unito le nostre competenze.

Eravate in 5, siete rimasti in 3: lei con Giancarlo Contieri e Matteo Brambilla.
Eravamo una squadra formata da persone provenienti da diverse parti d’Italia, si trattava di fare delle scelte di vita.

Da piccola cosa sognava di diventare da grande?
Ho avuto diverse fasi. Inizialmente volevo lavorare con i bambini, fare la pedagogista, l’insegnante. Poi ho scoperto che mi piaceva stare nelle retrovie a organizzare cose.

In cabina di regìa.
Sì. Lì mi sento a mio agio.

La ribalta non fa per lei? Troppo esposta?
Per il mio carattere il mondo è troppo agguerrito. Ho trovato un mio modo di esprimermi. Organizzare, curare la direzione artistica.

Parola d’ordine?
Creare qualcosa di nuovo. Imparare tutto per capire come funziona.

In Italia il mondo del food truck è ancora relativamente giovane.
Siamo stati fra le prime società a cimentarci: alcune hanno proseguito nel tempo, altre si sono specializzate in ambiti diversi. Noi copriamo eventi legati al food a 360 gradi ormai. Abbiamo un portale di ricerca e selezione food truck: chiunque voglia organizzare un matrimonio o una convention può farlo attraverso questo canale.

Eatinero: il nome scelto fin dall’inizio?
Sì. Per riassumere i concetti di itinerante e di cibo in una parola sola. Cercavamo qualcosa che strizzasse l’occhio all’inglesismo, qualcosa di moderno. Un nome breve, una parola sola.

Bresciana di nascita, ma ormai franciacortina.
Prima mi sono trasferita a Cellatica, ora abito a Castegnato. A Palazzolo mi ha portato il lavoro.

La Darsena Pop, sulle sponde dell’Oglio: un’avventura che ha dato soddisfazioni.
Sì perché era una sfida, non dico per dire: avevamo concluso la nostra esperienza in castello a Brescia, con un locale temporaneo. Dopo 3 anni ci piaceva l’idea di riproporlo altrove, ma eravamo appena usciti dal Covid e non si potevano organizzare grandi eventi. L’unica situazione percorribile per l’estate era questo parco a Palazzolo. Il format ha preso vita grazie alla collaborazione di tante persone, partner che ci hanno affiancato nella ricerca degli artisti ispirandoci. 

Un'impresa?
Lavorare in questa direzione è complicato su tutti i fronti. Potevamo gestire le cose nella maniera più agevole, ricorrendo alle band locali che si proponevano, e forse sarebbe andata bene lo stesso. Ma volevamo qualcosa di diverso e di innovativo per andare anche oltre i confini palazzolesi. Avere a che fare con i Comuni non è mai semplice, hanno le loro tempistiche, il bilancio di fine anno. Ma dopo tanti eventi creati dal nulla abbiamo messo insieme tutto, il know how, le esperienze maturate.

Questione anche di mentalità?
Sì: per me non esistono steccati fra l'aspetto conviviale e quello artistico. Siamo partiti da un'idea di arte di strada in senso ampio. Cibo e arte ci sono sempre stati. Ma si può provare a vivere gli spazi pubblici in un modo più hippie. Un modo di riappropriarsene riqualificandoli. La nostra competenza in ambito comunicativo ci ha aiutato a spiegarci in modo corretto, anche attraverso i social.

I progetti ora non le mancano.
Ogni anno così: a ottobre arriva il momento del detox dopo l'attività estiva, a novembre si ragiona già sul da farsi. Finita la pandemia, dovevamo scegliere se strutturarci noi con food truck e punto beverage nostri, ma abbiamo pensato che non ci compete, non è nella nostra La nostra chiave è culturale, artistica. E ci vogliamo diversificare allestendo più aree permanenti con format nuovi.

Come vi siete mossi?
Abbiamo studiato, siamo andati un po' in giro e abbiamo trovato a Soncino un'area molto bella di proprietà del ristorante La Pedrera. Abbiamo parlato con Luca Zuterni e l'intesa è stata immediata. Anche lì siamo sul fiume, in un parco che sembra bosco con pioppi altissimi, un'ombra che aggiunge atmosfera. Siamo innamoratissimi di quest'area. format nuovo: non ci ripetiamo ne creiamo altro. Zuterni si occuperà della parte beverage, noi di quella artistica. Partiremo dal primo maggio, approfittando del ponte per l'inaugurazione. Si chiamerà Eatinero Flow: un nuovo flusso, qualcosa di dinamico. Del resto siamo sul fiume.

Eatinero medita di lasciare Palazzolo?
Tutt'altro. Ci siamo presentati per il bando, scaduto lunedì: incrociamo le dita. E abbiamo individuato anche un'altra area, visto che siamo nell'anno di Brescia e Bergamo capitali della cultura siamo andati in Val Brembana, a San Pellegrino Terme. Qui c'è una fruizione più giornaliera. L'anno scorso lì hanno reinaugurato la funicolare, con percorsi per il trekking, visite alle grotte, un'ambientazione turistica che da luglio a settembre ha contato 9 mila presenze. E ci si va solo a piedi e in bici, non in auto.

Siete in espansione. Il sogno?
Siamo un'agenzia di eventi con una decina di collaboratori e una struttura artigianale, ma guardiamo sempre avanti. Io vorrei un giorno poter organizzare aree food per eventi di moda. Cibo e passerella: sarebbe anche un abbinamento innovativo..

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