Pier Rossi

«Radio o tv, ciò che conta è comunicare. L’umanità non cederà alla tecnologia. I modelli? Corrado, Tortora e Arbore»

di Gian Paolo Laffranchi
«Una splendida giornata» Rimini, 1982: Pier con un altro signor  Rossi, che di nome fa Vasco, e con l’indimenticato Rudy  FranceschiIn onda nel 2023  Pierangelo Rossi: «Vox Populi» su Welltv
«Una splendida giornata» Rimini, 1982: Pier con un altro signor Rossi, che di nome fa Vasco, e con l’indimenticato Rudy FranceschiIn onda nel 2023 Pierangelo Rossi: «Vox Populi» su Welltv
«Una splendida giornata» Rimini, 1982: Pier con un altro signor  Rossi, che di nome fa Vasco, e con l’indimenticato Rudy  FranceschiIn onda nel 2023  Pierangelo Rossi: «Vox Populi» su Welltv
«Una splendida giornata» Rimini, 1982: Pier con un altro signor Rossi, che di nome fa Vasco, e con l’indimenticato Rudy FranceschiIn onda nel 2023 Pierangelo Rossi: «Vox Populi» su Welltv

Nello sguardo, nella voce, l’entusiasmo di anni che sono diventati storia. Le radio libere, i grandi raduni, le folle oceaniche innamorate della musica, della vita. Pierangelo Rossi s’illumina ripercorrendo il suo viaggio da Pier. Una tappa via l’altra, passando da Radio Studio Più a Radio Azzurra, dalla Rai di Renzo Arbore a Welltv dove conduce Vox Populi. Una carriera da comunicatore nato.

Made in Brescia?
Nato in città, sì. Ma abito a Bedizzole da sempre.

Galeotta fu?
La radio. Mi ha folgorato lei. Anni ’74/75, nascevano le prime emittenti libere. A Lonato da una parte c’era Radio Tele Sullivan, dove c’eravamo io, Claudio Tozzo e altri ragazzi. Di fronte, un’altra radio: Canale 93, con Gioele e Rudy Franceschi.

La culla di afro, space, funk e disco.
Nasce tutto da lì. Io partivo da Bedizzole col mio vespino 50, che ci fosse bello o temporale cambiava niente, per andare giù a Tele Sullivan, la radio della discoteca che c’era a Ponte San Marco. Ho iniziato da ascoltatore di Radio Tele Sullivan, proprio. Sentivo un programma condotto da Alex, lo storico dj del Sullivan, che faceva dediche a richieste. Un bel programmino, mi piaceva. Sono andato col motorino, c’era la segretaria e dissi ad Alex «Voglio esserci anch’io». Allora non ti pagavano, nelle radio. Ma ho cominciato così.

Studio Più, quindi.
Tele Sullivan e Canale 93 si fusero e nacque Studio Più. Sono stato un bel po’ di tempo con Tozzo, che non era titolare e poi lo è diventato: grande imprenditore. Poi sono passato a Rete Radio Azzurra. E mentre ero a Radio Azzurra collaboravo anche con Radio Bresciasette. Non mi sono fatto mancare nemmeno un’esperienza più giornalistica, a TempoRadio di Castiglione delle Stiviere. Ho preso anche la tessera da pubblicista.

Più selezionatore di dischi da mandare in onda o comunicatore con il pubblico ascoltante?
Sono più portato a comunicare con le persone. E mi è sempre piaciuto dare spazio alle preferenze musicali altrui più che alle mie.

Quali sono le sue?
Mi sono formato agli inizi con le canzonette italiane, Pupo e simili. Ma sono un rockettaro, amo le canzoni di Rod Stewart, Deep Purple, Pink Floyd. Anche a Radio Azzurra, che aveva uno stampo afro funky, ho sempre preferito cose più rock come Uriah Heep e Led Zeppelin.

Se le dico Renzo Arbore?
Una figura fondamentale. Un disc jockey di Roma, Novelli, mi chiamò nel ’79. Aveva fatto un concorso per dj a Pavone Mella. Tramite lui mi contattò Ornella, la segretaria dell’associazione italiana deejay che aveva come presidenti Gianni Naso e Renzo Arbore: mi nominarono responsabile lombardo dell’associazione. Grazie a loro ho fatto il Disco Estate con la Rai a Rimini, all’Altromondo Studios, ho lavorato all’Auditorium di Pistoia ai tempi del Clarinetto di Arbore e alle Rotonde di Garlasco, sempre per la Rai. Nell’82/83 ho vinto il premio del settimanale Onda Tv. Lavoravo a Bresciasette e a Radio Azzurra. Al Teatro Manzoni conobbi big come Corrado, Mike Bongiorno, Enzo Tortora.

Un incontro speciale?
Chi mi ha impressionato di più, per cordialità e carisma, è Corrado. Il suo modo di fare, la grande classe. Si poneva alla pari con tutti, dal più intelligente al più stupido, dal più ricco al più povero. Anche Tortora era un gran signore. Bongiorno invece sapeva di essere Bongiorno, diciamo.

C’è stata anche una parentesi politica, nel suo percorso.
Sì, ho fatto l’assessore a Bedizzole. Dal 2009 al 2014. Ma non ho mai smesso di portare avanti la mia vocazione.

Che adesso si chiama Welltv.
Una televisione che è nata a Brescia pochi anni fa. Con Vox Populi do spazio alle persone che ne hanno meno: l’artigiano, l’operaio, le associazioni. Parlo di ingiustizie, di aste e pignoramenti, della difficoltà di pagare le bollette.

In un’epoca di informazioni a getto continuo, quanto conta dare la possibilità di esprimersi e raccontarsi alle persone comuni, riducendo le distanze che la tecnologia sembra azzerare ma in realtà cristallizza?
Tantissimo. L’umanità è ciò che nessuna intelligenza artificiale potrà toglierci. Quello che ho in mente è un’idea di comunicazione realmente popolare. Per questo non do spazio a politici di alcun’appartenenza. Alla politica del resto crede più nessuno, basta vedere le percentuali dei votanti alle elezioni

La canzone più bella che ha trasmesso in radio?
Sono innamorato dei Led Zeppelin, quindi direi «Whole lotta live», incredibile. Ma anche «Moby Dick».

Un collega che stima particolarmente?
Ammiro molto Marco Biondi: anche lui è partito da zero, è difficile entrare in un mondo come questo ma è stato davvero bravissimo. Per i ragazzi di oggi è ancora più dura, fare la gavetta quasi impossibile. Ai miei tempi ti presentavi a una radio e imparavi tutto da zero, adesso nessuno ti concede di metterti alla prova così.

Anche per questo ci sono sempre meno dj e sempre più speaker.
Esatto. Ma non è la comunicazione che intendo fare io. E il fatto che la gente scelga un certo tipo di programmi in radio dovrebbe mandare un messaggio preciso a chi decide i palinsesti. Non esistono soltanto gli speaker. Noi, che siamo stati pionieri della radio, siamo cresciuti nel contatto con le persone che si lasciavano coinvolgere e così si affezionavano. Questo desidera il pubblico.

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