IL CANDIDATO SINDACO/3

Fabio Rolfi: «Il tram? Verificherò che ci siano le risorse. Brescia merita di più»

di Redazione web
La terza delle quattro interviste ai candidati sindaco, ospiti della redazione di Bresciaoggi
Il candidato sindaco del centrodestra, Fabio Rolfi
Il candidato sindaco del centrodestra, Fabio Rolfi
Intervista al candidato sindaco Rolfi

Sicurezza, mobilità sostenibile, recupero delle aree dismesse, sussidiarietà e sviluppo sociale: sono le parole chiave della candidatura a sindaco di Brescia per il centrodestra Fabio Rolfi.

Quanto si sente ancora «sindaco sceriffo» dopo questa campagna elettorale passata tra la gente e i problemi reali?

A differenza di altri candidati ho avuto la fortuna di fare l’esperienza in Regione Lombardia che mi ha fatto crescere e avere una visione globale di una grande comunità. Ho capito meglio anche come arrivare alle risposte da dare ai singoli problemi. Detto questo il tema della sicurezza rimane e «sceriffi» si rimane dentro, se per sceriffo si intende chi pretende più controlli e la garanzia di sicurezza per tutti con la pena certa per chi delinque. Ecco su questo si tornerà ad essere intransigente.

Che grandi temi avrà Brescia da sviluppare da qui ai prossimi 5 anni? Che priorità non sono state affrontate?

Ricucire la frattura tra centro e periferia: oggi c’è una totale concentrazione sul centro città e un distacco incredibile rispetto a chi vive e lavora in periferia. La gente si sente abbandonata e per questo sono voluto ripartire proprio da quelle vie messe ai margini. La città è e deve essere una sola. Poi c’è il tema dell’attenzione alle persone: con 57 milioni di euro impegnati ogni anno nel sociale, il Comune avrebbe dovuto soddisfare ogni esigenza. Eppure ci sono tante persone che faticano ad arrivare a fine mese e anziani che non riescono a coprire neppure le spese di affitto. Ma pure giovani coppie che vorrebbero mettere al mondo dei figli ma faticano a prendersi questa responsabilità. In questo senso va ripensata la lettere dei servizi per essere più efficaci.

In questa campagna elettorale si è parlato poco di sport, di stadio e anche del futuro della squadra cittadina...

Penso che sarà prioritario ragionare quando terminerà il campionato se saranno confermate o meno le intenzioni di vendita della società Brescia Calcio. Il Comune dovrà accompagnare questo percorso perchè Brescia ha diritto ad avere una società che abbia un progetto di lungo respiro. In questo contesto la Loggia deve essere facilitatore. Il fattore calcio è anche un elemento di identità, non solo un fattore privato. Penso alla vicina Bergamo dove per ogni bambino che nasce arriva a casa una maglietta dell’Atalanta. Questo facilità l’identificazione e crea un circuito virtuoso.

Il suo centrodestra cosa ha di diverso rispetto a quello che sostenne Adriano Paroli?

Sono passati 15 anni, sono cambiati temi e persone. Il centrodestra ora è più giovane per parlare e guardare al futuro della città. Non abbiamo dimenticato i valori tanto che il programma è stato anticipato proprio da un decalogo a cui ci ispiriamo tutti come appartenenti di differenti partiti ma di una sola e unita coalizione. Cosa che gli altri non possono farlo. Noi abbiamo il valore della famiglia, della sussidiarietà, della sicurezza. Non è un esercizio di stile...

Saranno passati 15 anni ma la sua competitor Laura Castelletti era candidata contro Paroli proprio 15 anni fa ed era stata a un passo dal fare l’apparentamento con il centrodestra prima di scegliere al ballottaggio Emilio Del Bono...

Mi sembra che in questi 15 anni, o meglio 30 anni, di Loggia abbia manifestato bene quello che è: esponente della sinistra radicale, anti cattolica, totalmente laica e ideologica, poco pragmatica. Benchè tenti di rilanciare la sua immagine civica questi sono i suoi orientamenti valoriali. Con lei la città rischia uno scivolamento molto forte verso il modello Schlein. Su questo è in totale contrapposizione non solo con l’identità profonda della città ma anche con i bisogni di una città che è la città del lavoro. Qui ogni scelta va declinata all’esigenza della vita reale di ognuno.

Sulla mobilità però forse c’è da fare chiarezza da parte sua. Il prolungamento della Metropolitana va bene, tanto che lo stesso ministro Salvini ha dato il suo appoggio per l’opera. Ma che fine farebbe il tram con Rolfi sindaco?

Sul tram sono molto curioso, quando sarò eletto, di approfondire bene il progetto. Voglio capire se è totalmente finanziato. Ci sono molte incongruenze e incognite. Non vorrei che saltasse fuori, ad esempio, che mancano 100 milioni per il tram. Perchè tutto il tema dei sottoservizi è poco chiaro.

È una sua sensazione o è una certezza?

Lo verificheremo bene. Ho qualche dubbio a riguardo. Ricordo che il progetto del tram sarà votato a giugno. Detto questo è comunque una risposta parziale perchè è solo infracittadino. Il grosso problema è quello di riuscire a intercettare 200 mila auto che arrivano ogni giorno dalla periferia in città e la soffocano. Rispetto a questo tema la giunta Castelletti-Del Bono in 10 anni ha abdicato a qualsiasi soluzione. Ha rinunciato a costruire soluzioni dimenticando la vocazione sovracomunale di Brescia. Noi ripartiremo da qui.

Per risolvere il problema delle auto in entrata nasce il Prealpino Park. Lo considera una soluzione?

Il Prealpino park è una buona cosa. Ma il tema è che i parcheggi scambiatori devono essere fatti fuori dalla città. Le persone vanno intercettate vicino a casa, portandole a usare i mezzi per arrivare in centro.

Sulle aree dismesse che idee e soluzioni possono essere prospettate?

È la fotografia dell’immobilismo vissuto da Brescia. Dal comparto Milano alla Pietra, dall’ex Baribbi all’Editrice La Scuola e via Sostegno non si è mosso nulla. Brescia deve alzare l’asticella e guardare a Milano creando una vera City Life. Per questo bisogna essere ambiziosi e affidarsi magari a un concorso di idee internazionali per immaginare il comparto Milano, porta della città in una logica della regione metropolitana. Poi sul Freccia Rossa l’idea l’abbiamo detta: potrà diventare la casa del Comune. Non immagino acquisizione, semmai permute. Chi ha votato il Freccia Rossa in consiglio comunale si sono ricandidati al fianco di Castelletti.

Cosa lascerà la Capitale della Cultura?

Un posizionamento di Brescia più attrattivo per il turismo. E la consapevolezza che patrimonializzare l’esperienza deve costruire relazioni e noi pensiamo al Garda con Brescia Musei.

Cosa non perdona alla giunta Del Bono?

I tanti annunci non seguiti dai fatti. La Caffaro è ancora da bonificare, le aree dismesse sono ancora ferme, la stazione è stata abbandonata. La sicurezza è allo sbando, le politiche giovanili sono scomparse, gli Oratori abbandonati. La città è trascurata da un approccio radical chic.

Rolfi perchè dovrebbe essere ricordato nell’eventualità diventasse sindaco?

Perchè è una persona che si è messa in gioco rinunciando a tutto per la città cercando di portare concretezza e pragmatismo nel solco di chi vuole essere il sindaco di tutti che ascolta.

Nel caso del ballottaggio il 28 maggio non le fa paura per il carico di significati che ha per Brescia?

No, assolutamente. E’ una ricorrenza in cui deve riconoscersi tutta la città perchè è una tragedia che ha colpito la civiltà democratica di Brescia. Sarò in piazza. •.

Questa è il terzo appuntamento, dopo quelle di Maccabelli e Lucà, delle interviste della redazione ai quattro candidati nel pieno della campagna elettorale. 

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