crisi inarrestabile

Freccia Rossa addio, se ne va anche Trony

di Luca Goffi
Non si contano più le saracinesche abbassate all'interno della grande struttura, ancora in attesa di conoscere il proprio futuro. Nel grande centro commerciale del capoluogo restano ormai aperti soltanto diciannove negozi
L’ultima realtà  a gettare la spugna è Trony, l’azienda ha garantito ai sette dipendenti una nuova collocazione
L’ultima realtà a gettare la spugna è Trony, l’azienda ha garantito ai sette dipendenti una nuova collocazione
Freccia Rossa - là dove una volta c'era lo shopping (Fotolive)

La desertificazione del Freccia Rossa non accenna a fermarsi. Il centro commerciale nel cuore del capoluogo si appresta a salutare anche lo storico Trony (sulle cui vetrine svettano manifesti di svendita totale con sconti fino al 50%). Il negozio, posto all’entrata della struttura, rappresenta uno dei muri portanti del «mall» cittadino sia per la sua importanza, ma soprattutto perché memoria storica del luogo, infatti è stato uno dei protagonisti sin dall’inaugurazione della grande struttura. Appena si spalancano le porte automatiche, si presenta uno scenario disabitato e decadente: assenza di clienti e di negozi che, perdendo questo colosso al piano terra, appariranno ancora più solitari. Un vuoto ingombrante: il punto vendita si estende per 1.200 metri quadri e rappresenta una grande porzione rispetto alle aree al momento occupate dai negozi. Un improvviso ostacolo che rende ancor più in salita il progetto del rilancio del gruppo Le Resolute asset Management Llp (con sede a Londra) che ha acquistato l’immobile nel 2020.

Se il Freccia Rossa non interrompe ormai da mesi un inarrestabile «De profundis», nonostante la chiusura prossima dell’esercizio, non si andrà ad accrescere il triste dato sulla crisi occupazionale. Infatti ai 7 dipendenti di Trony che lavorano attualmente nel centro commerciale cittadino, è stata garantita la ricollocazione in un altro punto vendita. Invece, rimane meno serena la situazione degli altri negozi che si trovano a convivere in una lotta alla sopravvivenza. Come nel gioco da tavolo «Indovina chi» le tessere stanno cadendo una dopo l’altra senza rilevare un fattore che possa frenarne la caduta.

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Al Pian terreno restano: Jean Louis David, JD, Croissant Gourmet, K2 Chocolate, Vodafone, WindTre, Tim, Italmark, Lava&Cuce, Pausa Caffè ed edicola Tabaccheria. Al primo piano forse la situazione è peggiore: Mc Donalds, Joy Village, Lucky Village, Wiz, La Piadineria, il punto ristorazione Giovanni Rana, il bar C coffee shop e Gioielleria Stroili. Nel complesso resistono attività di: caffetteria e ristorazione (grazie al via vai garantito dalla multisala Wiz), un supermercato, due per la cura di sé, tre di telefonia (ma è facile prevedere che con la chiusura di Trony possano subire un contraccolpo anche questi) e servizi. Anche i numeri non sono certo di conforto: 19 attività sono al momento quelle «sopravvissute» dalle svariate crisi, da quella dei centri commerciali, al Covid e nel mezzo al meno un paio economiche per non parlare del fattore comune: la fragilità del progetto iniziale. Il 19 nella smorfia napoletana rappresenta «la risata», ma purtroppo non sembra esserci molto di cui rallegrarsi.•.

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