L'EMERGENZA

Gli studenti delle superiori: «Noi, abbandonati. Così la scuola diventa difficile e faticosa»

di Irene Panighetti
Dopo l'inchiesta di Bresciaoggi, da cui è emerso che sono raddoppiati i giovani che scelgono di lasciare gli studi, le voci dei ragazzi: "Con la pandemia peggiorati i rapporti con i professori e carico insostenibile. Da subito le istituzioni ci hanno lasciati soli"
L’edizione di Bresciaoggi del 27aprile: la prima parte dell’inchiesta
L’edizione di Bresciaoggi del 27aprile: la prima parte dell’inchiesta
L’edizione di Bresciaoggi del 27aprile: la prima parte dell’inchiesta
L’edizione di Bresciaoggi del 27aprile: la prima parte dell’inchiesta

Abbandono scolastico raddoppiato rispetto all’anno scorso? Non stupisce questo dato dell’Osservatorio provinciale sull'orientamento che Bresciaoggi ha illustrato ieri. Non stupisce soprattutto i diretti interessati, che hanno vissuto sulla loro pelle due anni di pandemia che per la scuola in particolare sono stati disastrosi: «Come continuiamo a ripetere da due anni le problematiche della scuola sono tante e gravi da anni, e la pandemia non ha fatto altro che evidenziarle – osserva Paola Fini, in quinta al Gambara –. Il Covid ha reso tutto più difficile, oggi andare a scuola non è né bello né facile e se penso alla maturità che mi aspetta mi viene da piangere… Non è stato tenuto conto che abbiamo fatto due anni in Dad, senza scritti: così per affrontare la seconda prova, di cui abbiamo saputo solo a marzo, stiamo impazzendo».

Fini non ha mai pensato di abbandonare la scuola perché «me la cavo ed è importante finire, ma capisco chi ha fatto questa scelta». Anche Aya Dadou, dell’Unione degli studenti (Uds), in terza all’istituto Sraffa, stringe i denti ma fa fatica: «Ho proprio vissuto sulla mia pelle che cosa vuol dire non farcela perché ho cambiato scuola – ammette –. Lo scorso anno ero in un liceo ma non ho retto e mi sono trasferita. Ho fatto bene, perché oggi va meglio, anche se non vado a scuola volentieri come invece facevo prima della pandemia». Aya, come «molti altri studenti con i quali ho parlato durante le manifestazioni» risente «non tanto delle restrizioni, per le quali non c’erano alterative, ma del peggioramento dei rapporti con i professori, della loro mancanza di fiducia, del carico di lavoro insostenibile in ogni fase in presenza. Far gravitare tutto sulla valutazione finale pesa molto dal punto di vista psicologico».

Lorenzo Minelli, è in quarta all’Olivieri e fa parte della Consulta provinciale degli studenti: «Raddoppio dell’abbandono è tanto, ma c’era da aspettarselo – spiega –. Ci ho pensato anche io, pur scartando l’ipotesi, ma un mio compagno di classe e una mia amica invece hanno lasciato». Le sofferenze degli studenti sono denunciate da tempo anche dall’Uds, che l’altro ieri ha presentato alla Camera il progetto di riforma dell’istruzione elaborato dalle esperienze che hanno raccolto nei due anni trascorsi. Tra queste spicca l’inchiesta realizzata a novembre del 2020, alla quale hanno risposo in 7200 studenti delle superiori della Lombardia, che già metteva in evidenza i disagi di allora, che oggi si sono acuiti. «Le scuole sono state le prime realtà a chiudere e le più abbandonate dalle istituzioni – valuta Damiano Bettega, che per Uds Lombardia segue il bresciano -. Le risposte arrivate non sono mai state né unitarie né coerenti e questo ha molto disorientato gli studenti, ha generato confusione, ha tolto punti e figure di riferimento, ha fatto venire meno la voglia di andare a scuola». Per contrastare l’abbandono Uds ha proposte ben precise: «Far sì che il diritto allo studio sia universale e rendere la scuola un luogo vivibile perché le cause dell’abbandono sono economico-sociali e, dalla pandemia in modo massiccio, psicologiche. Dunque investire fondi nel sistema dell’istruzione, migliorare l’edilizia scolastica, cambiare la didattica e aggiornare i programmi inserendo temi di attualità come l’ecologismo». •.

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