delitto a luci rosse

La Scientifica nell’appartamento dell’orrore

di
I carabinieri della Sis di Brescia a Rescaldina, dove Davide Fontana ha ammesso di avere massacrato a martellate e poi sezionato Carol Maltesi, ritrovata poi a Borno
La Scientifica al lavoro a Rescaldina, in provincia di Milano
La Scientifica al lavoro a Rescaldina, in provincia di Milano
La Scientifica al lavoro a Rescaldina, in provincia di Milano
La Scientifica al lavoro a Rescaldina, in provincia di Milano

Mattina di indagini scientifiche a casa di Carol Maltesi, la 26 enne trucidata e fatta a pezzi dal vicino di casa, reo confesso, Davide Fontana, 43 enne, a Rescaldina (Milano). Sono giunti sul posto i carabinieri della Sezione Investigazioni Scientifiche di Brescia. Passeranno al setaccio le abitazioni di vittima e killer, per trovare riscontri a quanto raccontato dal presunto omicida. Fontana ha raccontato di aver ucciso a colpi di martello la donna tra il 10 e 11 gennaio  e di avere poi sezionato il corpo infilandone i resti nei sacchi abbandonati il 20 marzo in una scarpata a Paline di Borno, in Valcamonica Sotto sequestro anche le due auto. Sul posto è arrivato il procuratore della Repubblica di Busto Arsizio (Varese), Carlo Nocerino, che ha ereditato il fascicolo di inchiesta dalla Procura di Brescia. Alla Scientifica dell’Arma la procura di Busto Arsizio (a cui quella di Brescia ha trasmesso gli atti per competenza territoriale dopo la convalida del fermo nei confronti del 43enne bancario milanese) ha chiesto una serie di rilievi - anche biologici -  per trovare conferme al racconto fatto dall’uomo che da martedì si trova in carcere, in isolamento e controllato a vista dagli agenti della Penitenziaria, a Brescia.

Fontana ai magistrati che l’hanno interrogato ha ammesso il delitto spiegando di avere colpito la ragazza mentre con lei stava avendo un rapporto sessuale estremo che avrebbe ripreso con il proprio telefono cellulare. Il 43enne ha raccontato di avere poi cancellato il video. Gli investigatori stanno cercando di recuperare quel filmato, ma servirà loro diverso tempo.

La cascina di Rescaldina dov'è avvenuto l'omicidio: sigillati i due appartamenti, quello della vittima e quello del killer
La cascina di Rescaldina dov'è avvenuto l'omicidio: sigillati i due appartamenti, quello della vittima e quello del killer

«Non volevo che se ne andasse da me», ha spiegato durante la convalida. Fontana durante i due interrogatori a cui è stato sottoposto ha ammesso davanti ai magistrati di avere sezionato il corpo all’interno dell’abitazione e di avere poi ripulito tutto. E’ però assai probabile che qualche traccia possa essere ancora rimasta sul pavimento o sui muri dell’abitazione.

Fontana ha poi spiegato che dopo lo scempio fatto sul cadavere della 26enne di avere cercato di distruggerlo dandogli fuoco e quindi di averne conservato i resti per oltre due mesi in un congelatore a pozzetto acquistato con internet e installato nell’abitazione della ragazza, sua vicina di casa e con cui aveva avuto una breve relazione.

I resti della giovane mamma sono ancora a disposizione degli inquirenti che prima di restituirli ai familiari attendono alcuni risultati dagli esami svolti subito dopo il ritrovamento. Anche in questo caso potrebbero servire settimane prima che possa arrivare il nulla osta.

Nel frattempo emergono nuovi messaggi del killer inviati dal telefono della vittima spacciandosi per Carol Maltesi. Dell’ultimo ne rende conto il Corriere del Veneto, pubblicando anche uno screenshot della chat di whatsapp. Il destinatario è Eddy Santangelo, amico della 26enne italo-olandese atrocemente uccisa e noto dj, direttore artistico del locale Showgirl di Bolzano, dove la 26enne si era esibita il 7 e 8 gennaio. Lo scambio di messaggi risale al periodo tra il 29 e il 31 gennaio, quando Carol era già morta.

L’amico le scrive, spiegandole che non vedendola più operativa sui social è preoccupato. «Ehi ciao, sì ho trovato diverse case a Verona, adesso sono in pausa, mi sto godendo mio figlio» la risposta. Due frasi stringate ma rassicuranti, che terminano con uno «smile», una faccina che ride. Ma a digitarle, ormai lo sappiamo bene, non era Carol Maltesi bensì il vicino di casa, il  killer. Lo stesso Fontana il quale ha raccontato che sì, aveva il cellulare della giovane, ma che nessuno l’aveva cercata in quelle settimane. Invece i messaggi arrivavano, ma era Fontana a rispondere messaggiando e chattando con una serie di bugie per tagliare corto anche sull'intenzione, da parte di qualcuno, di telefonare a Carol. "Sono a Dubai, spesso torno, ora non posso parlare" avrebbe anche scritto. 

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