Rinviata al prossimo 15 maggio l'udienza sull'omicidio di Sana Cheema, la giovane con passaporto italiano e pakistana di origine, morta in patria a 24 anni nell’aprile del 2018 per mano, secondo l'accusa, del padre e del fratello: non è infatti arrivata l'autorizzazione dal ministero dell'Interno pakistano per il videocollegamento con una ventina di persone considerate testimoni della vicenda tra cui forze dell’ordine, ma anche i giornalisti che hanno realizzato i video "dal contenuto imprescindibile per il processo".
Leggi ancheI consulenti dell’accusa non hanno dubbi: «Sana strangolata con un foulard»
Secondo l'accusa «Sana è stata uccisa, strangolata con un foulard, presa da dietro». Una conclusione a cui sono giunti i due consulenti dell’accusa dopo aver ripercorso le tappe delle indagini svolte in Pakistan a partire dall’esumazione del cadavere della giovane di nazionalità italiana.