la strage di firenze

I «fantasmi» dei cantieri tra caporalato e paghe da fame

di Giuseppe Spatola
Tutte le vittime del crollo erano partite all’alba di lunedì in direzione di Firenze e sarebbero dovuti tornare ieri a Palazzolo per i due giorni di riposo. Una colletta per aiutare le famiglie e pagare i funerali in patria
La macelleria Assalam di Palazzolo ha attivato una raccolta fondi per gli operai morti a Firenze
La macelleria Assalam di Palazzolo ha attivato una raccolta fondi per gli operai morti a Firenze
La macelleria Assalam di Palazzolo ha attivato una raccolta fondi per gli operai morti a Firenze
La macelleria Assalam di Palazzolo ha attivato una raccolta fondi per gli operai morti a Firenze

La cassetta delle offerte ai «fratelli morti in Firenze» è appoggiata con il suo carico di dolore e compassione sul bancone della macelleria Assalam in via Sarioletto a Palazzolo. In negozio Laghlimi Jaouad accoglie parenti lontani, amici e conoscenti degli operai morti in cantiere. Per tutti una parola di affetto e gli occhi lucidi di chi non crede che si possa «morire di lavoro». Eppure Taoufik Haidar, Mohamed Toukabri, Mohamed El Ferhane e Bouzekri Rachimi sono le ultime vittime di un sistema che a Palazzolo, così come nei vicini comuni di Rovato, Chiari o Castelcovati fin dagli anni Ottanta vede squadre di lavoratori a cottimo partire ad ogni alba per misere paghe filtrate da veri e propri caporali. Ma guai, però, dirlo apertamente davanti agli amici della macelleria islamica: tutti sanno ma nessuno vuole parlare.

L’ultimo viaggio verso il cantiere

L’ultimo viaggio di Taoufik, dei due Mohamed e Bouzekri è partito a notte fonda tra domenica e lunedì. Un pulmino anonimo in viaggio verso Firenze con il suo carico di speranza e voglia di guadagnarsi la paga da spedire poi in Marocco o Tunisia alle famiglie rimaste a «casa». Del resto per chi lavora a chiamata un cantiere vale l’altro e poco importa se per cinque giorni si è costretti a dividere con altri quattro la stanzetta di un albergaccio di periferia. Tanto in cantiere i lavori iniziano presto e la sera si è così sfatti da voler solo riposare le ossa e i pensieri prima di ricominciare ad allineare mattonelle lungo il cemento grezzo. Fantasmi spesso senza veri nomi, visto che in cantiere pur di risultare in regola, qualcuno delle quattro vittime avrebbe preso il nome di un collega «in regola». Ma questa è una storia che dovrà essere accertata, come il giallo dei documenti mai ottenuti dal più giovane degli amici andato a lavorare anche senza avere una residenza e neppure un permesso di soggiorno. Cinque giorni di lavoro e il sesto riposo.

Sabato sarebbe stato il giorno della pausa, del relax con gli amici proprio in macelleria. Davanti al bancone, infatti, ogni sabato la comunità si ritrova alla spicciolata raccontandosi la settimana passata tra fatica e sudore. Ieri, però, è stato il giorno del lutto e delle preghiere. Un via vai desolato e mesto, incapace di trovate spiegazioni alla tragedia. Per chi è abituato a una vita di sacrifici passata sui ponteggi o inginocchiato sul cemento lavorare a chiamata è normalità. L’unico metodo per guadagnarsi da vivere onestamente in un Paese che li considera sempre stranieri. L’alba vista dai pulmini diretti ai cantieri significa «benessere» e una possibilità per chi ha poco o nulla. Quello che è chiamato caporalato tra gli stranieri di Palazzolo quindi è semplicemente «lavoro». Nulla di più.

Sarà per questo che tra appalti, sub appalti e lavoro conto terzi è difficile anche capire per chi e per conto di quale ditta i quattro operai bresciani fossero arrivati a Firenze nel cantiere dell’Esselunga. L’unica certezza è che tutti sarebbero dovuti tornare venerdì notte dopo l’ennesimo giorno di fatica. Ma il destino ha voluto diversamente. Per loro mai più visi amici e le chiacchiere di comunità.

Le vittime

Taoufik Haidar, 43 anni, dalla scorsa estate viveva a Chiuduno, in provincia di Bergamo, dopo aver vissuto per diversi anni a Palazzolo sull'Oglio. Nel 2009, appena arrivato in Italia, Haidar aveva abitato per un periodo a Perugia insieme ad alcuni parenti. A Palazzolo sull'Oglio vivevano anche Mohamed El Ferhane, marocchino di 24 anni, Bouzekri Rahimi, marocchino di 56 anni, che risulta ancora disperso e le cui ricerche da parte dei vigili del fuoco vanno avanti ad oltranza, e Mohamed Toukabri, tunisino di 54 anni, che in precedenza avrebbe abitato a Genova. Tutti e tre risulterebbero ospiti di amici e parenti da qualche settimana.

Gli accertamenti

Dai primi accertamenti svolti dalla polizia sembra che due dei nordafricani morti fossero irregolari in Italia e senza permesso di soggiorno. Ma gli inquirenti stanno valutando se le vittime avessero intrapreso una procedura di emersione e quindi titolari di busta paga. I tre operai di nazionalità romena travolti nel crollo sono ricoverati all'ospedale fiorentino di Careggi e non sono considerati in pericolo di vita. I corpi senza vita degli operai recuperati dalle macerie sono all'Istituto di Medicina legale a Careggi a disposizione della procura per l'eventuale autopsia mentre oggi gli inquirenti hanno sentito come testi, tecnici e incaricati delle ditte. L'inchiesta, è verosimile, sarà corredata da perizie tecniche.

Il cantiere

E' prematuro per le conclusioni, intanto oggi gli inquirenti hanno autorizzato l'ingresso di un seconda gru nel cantiere, che è sequestrato. Ed è stato messo divieto di sorvolo, a 300 piedi di altezza, anche per evitare l'occhio curioso di droni in uno scenario sensibile proprio per le implicazioni giudiziarie che porta con sé. Il cantiere è molto instabile e le ricerche del disperso, come le rimozioni dei materiali, vanno fatte lentamente anche se un cane delle Usar, le unità di ricerca di corpi fra le macerie, ha segnalato dove potrebbe essere l'ultima vittima spronando i soccorritori ad assecondarlo. «E' una tragedia immane, siamo sopraffatti dallo stupore e dal cordoglio», hanno rimarcato i responsabili di Attività Edilizie Pavesi (Aep), la società appaltatrice dei lavori, capofila della costruzione.

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