VALCAMONICA

Niardo, un anno dopo il disastro: mancano ancora i milioni promessi

Una scena agghiacciante Niardo in notturna subito dopo l’alluvione di un anno fa RANZANICIL

Il primo anniversario della grande paura cadrà domani, 27 luglio: 12 mesi dopo la devastante alluvione che aveva lasciato segni pesantissimi su Niardo e ferito in modo più «lieve» il confinante territorio di Braone.

Un anno fa, una impressionante massa di acqua, fango, detriti, alberi e arbusti si era riversata a valle fra le vie Nazionale e le località Brendibusio e Crist, gonfiando e facendo esondare i torrenti Re e Cobello, già passati alla storia per la loro pericolosità nel passato., Una pessima ricorrenza, utile però per fare il punto su una ricostruzione alla quale mancano ancora molte cose; a partire da molti milioni promessi dal Governo ma che mancano ancora all’appello.

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I volontari non bastano

Nei giorni immediatamente successivi al disastro si era formata una grande catena umana formata da decine e decine di volontari della solidarietà, che aveva funzionato benissimo affiancando vigili del fuoco e protezione civile. Poi sono iniziati i grandi interventi di messa in sicurezza dei due corsi d’acqua e della parte di territorio interessata dalla valanga di acqua e fango finanziati dalla Regione e dallo Stato: un’operazione non ancora terminata e che prosegue anche grazie al sostegno della Comunità montana, che sta coordinando i lavori. Inoltre, come detto, ci sono ancora diverse lacune e criticità.

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Le criticità che persistono

A partire da quella, enorme, dell’acqua potabile che ancora non circola nella rete idrica di tutto il paese: a garantirla è ancora la cisterna della «Siv» che viene riempita costantemente e dalla quale i cittadini fanno scorta. Proseguendo, il quadro vede innanzitutto ancora una decina di famiglie ancora fuori dalle rispettive abitazioni, e poi c’è il tema delle risorse: ben 28 milioni e 200mila euro (dopo gli iniziali 3 milioni e 250mila) deliberati dal Consiglio dei ministri lo scorso febbraio e dei quali non si ha ancora alcuna notizia in Comune. Questi fondi sono destinati «finanziare il ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture, alle prime misure economiche di immediato sostegno al tessuto economico e sociale e alle attività più immediate, anche strutturali, per la riduzione del rischio residuo» (aveva scritto nel decreto il ministro della Protezione civile Nello Musumeci). Cose fondamentali, insomma; ma le risorse non si vedono.

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Una falla da riempire

Assodata la progressiva messa in sicurezza di torrenti e territorio, al sindaco Carlo Sacristani sta soprattutto a cuore di poter indennizzare i concittadini e le attività commerciali seriamente danneggiate nelle strutture. Per tamponare la falla, lo ricordiamo, la Pro loco aveva dato vita a una raccolta fondi sostenuta da associazioni, privati e dalla Diocesi, che ha consentito di assegnare finora piccole e medie somme soprattutto alle famiglie. Il primo cittadino non nasconde l’amarezza per la mancata disponibilità dei fondi deliberati, che in questo momento per lui è il problema numero uno. Poi ce n’è un secondo, non di sua competenza, legato alla ferrovia. È necessario un ampliamento degli alvei dei torrenti e il rinforzo delle sponde nei punti di contatto, mentre Trenord ha provveduto alla posa di oltre un chilometro di rotaia ed è pronta a dare il va libera ai treni fra pochi giorni. Tocca alla Regione decretare o meno la riapertura della tratta, e progettare l’intervento perché la linea sia davvero sicura. Quando?

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