L'INTERVISTA

Tiziano Ronchi: «Sono rinato attraverso l’arte dopo l’incubo della prigionia in Nepal»

di Gian Paolo Laffranchi
Dalla mostra itinerante con la Fondazione Apri Le Braccia al dialogo con Licia Colò: «Viaggio e natura, questa è la mia vita»
Tiziano Ronchi si racconta un anno dopo l'incubo della prigionia in Nepal
Tiziano Ronchi si racconta un anno dopo l'incubo della prigionia in Nepal
Tiziano Ronchi si racconta un anno dopo l'incubo della prigionia in Nepal
Tiziano Ronchi si racconta un anno dopo l'incubo della prigionia in Nepal

«Tracce condivise», «Viaggio e arte». Le coordinate di un unico disegno. Un moto costante, creatività perpetua che apre gli occhi ignorando confini. Natura, coraggio, libertà, condivisione: il mondo di Tiziano Ronchi. «L’arte mi ha salvato la vita», confessa il docente dell’Accademia di Belle Arti Santa Giulia di Brescia, classe 1995, scultore giramondo originario di Sarezzo. Un anno fa di questi tempi era in Nepal: il 5 marzo era stato fermato vicino a Katmandu con l’accusa di aver tentato di trafugare reperti dal tempio di Bhaktapur.

A colloquio con Licia Colò  Tiziano Ronchi l’altra sera ha parlato di arte e di viaggio con l’autrice e conduttrice televisivaAl Castello di Galliate  «Tracce condivise» LUCA CALCATERRA
A colloquio con Licia Colò Tiziano Ronchi l’altra sera ha parlato di arte e di viaggio con l’autrice e conduttrice televisivaAl Castello di Galliate «Tracce condivise» LUCA CALCATERRA

Un incubo fra carcere e ospedale prima di ritrovare la libertà. Rientrato in Italia il 14 aprile scorso, Ronchi ha ripreso la sua vita d’insegnante e d’artista.

Leggi anche
Tiziano Ronchi racconta la disavventura in Nepal: "Vi spiego tutto" VIDEO

Tornando in classe fra i suoi studenti («accoglienza calorosissima»), ricominciando a esporre le sue opere: stasera si conclude a partire dalle 19 la tre-giorni di «Tracce condivise», mostra d’arte itinerante ospitata dal Castello di Galliate. «La porteremo anche a Roma e a Parigi, oltre che al Broletto di Novara - spiega -. Il progetto è stato realizzato con i ragazzi della Fondazione Apri Le Braccia, che si occupa di attività assistenziali, sociali, culturali e di inserimento lavorativo per persone con disabilità. Dalla nostra interazione creativa è nato un viaggio immersivo nel mondo esterno della natura e in quello interiore delle emozioni».

Leggi anche
Docente bresciano fermato in Nepal: le mosse della Farnesina

Di cosa si tratta esattamente?
Le «tracce» raccontate dalle mie opere, in connessione con i lavori realizzati nei laboratori dai ragazzi della Fondazione, indagano tre sfere: il rapporto uomo-uomo e uomo-natura; quello tra essere umano e territorio, sia fisico che concettuale; quello tra passato, presente e futuro.

Come si sono sviluppati i percorsi?
In quello espositivo la sfera umana prende forma attraverso elementi riconducibili alle attività dell’uomo e quindi materiali «artificiali»; quella naturale, invece, richiama il materiale naturale stesso, a volte lasciato nelle sue forme originali, a volte elaborato in modo essenziale. La mostra racconta di tutti quegli elementi, quelle emozioni, quelle Tracce che fluiscono grazie a un contatto profondo con Madre Natura e a un ritorno consapevole alla condivisione, per giungere al fulcro del rapporto genuino con l’Altro e alla scoperta della parte più intima del Sé.

Tiziano Ronchi si racconta un anno dopo l'incubo della prigionia in Nepal
Tiziano Ronchi si racconta un anno dopo l'incubo della prigionia in Nepal

Nel Castello novarese venerdì ha anche avuto modo di dialogare con Licia Colò su «Viaggio e arte». Racconti, diari, storie, esperienze di libertà.
Sì. Da ragazzino seguivo le trasmissioni di Licia, «Geo & Geo», «Alle falde del Kilimangiaro». Interessante interagire con lei. Anche in prospettiva, chissà: potremo collaborare.

«Tracce condivise» e il dialogo su «Viaggio e arte» fanno parte di un evento più ampio.
«Sintonie, il coraggio di essere liberi»: arte, musica, teatro, cinema. Tutto si collega partendo dal fulcro della mia vita come artista e come uomo, queste «Tracce» che sono elementi di connessione col mondo circostante, per arrivare al concetto di viaggio, parlando anche di Nepal.

Più di un mese ai confini della realtà, una vicenda chiusa con una multa di 50mila rupie, cioè 350 euro, dopo settimane trascorse sognando di tornare in libertà. Un’esperienza che l’ha segnata.
Sicuramente. Un’esperienza negativa, però ha portato a una crescita fondamentale che si traduce in opere d’arte e in forme di condivisione con gli altri, con i ragazzi disabili della Fondazione Apri le Braccia.

Cosa le ha lasciato quella brutta avventura, un anno dopo?
Tanta consapevolezza. Quel fermo fisico forzato mi ha permesso di capire tante cose di me che non riuscivo a comprendere nella quotidianità. Mi ha reso capace di scavare nel profondo. Mi ha insegnato a lasciar perdere tante cose superficiali. Mi ha temprato. Il fatto di essere ammanettato a un letto di ospedale tutto il giorno, vivendo in condizioni disumane in una cella... Situazioni di costrizione così forti ti fanno capire i veri valori della vita.

E cos’ha capito, soprattutto?
Mi sono reso conto di quanto sia importante per me stare immerso nella natura, per più di un anno del resto ho vissuto in alta Valle Camonica per questo motivo. La scuola nel bosco, le lezioni all’aria aperta fanno crescere i giovani. Ho capito, poi, anche quanto conta condividere con gli altri.

Cos’è l’arte per lei?
L’arte mi ha salvato la vita. È stata una situazione davvero difficile quella che ho vissuto in Nepal. La prigionia ha lasciato strascichi, non mi ha fatto dormire serenamente la notte, ma a darmi conforto nella difficoltà è stata proprio l’idea di poter trasmettere le mie sensazioni tramite il gesto artistico. Così sono rinato. L’arte mi ha consentito di ricominciare e mi ha fatto sopravvivere. Fin da piccolo amo plasmare, creare con le mani. È qualcosa che ho dentro.

Tornerà in Nepal?
Penso proprio di sì. Voglio farlo. Amo la natura selvaggia, gli sport estremi, e il Nepal è un Paese che ho nel cuore. Le persone sono meravigliose, si danno all’altruismo incondizionato. Un anno fa ho avuto paura di restare intrappolato nella burocrazia nepalese e di non riuscire a tornare a casa. Fortunatamente si è risolto tutto per il meglio.

Suggerimenti