Il disastro ecologico provocato dai liquami avvelenati smaltiti nei campi dalla Wte è stato sistemico. Per salvaguardare la salute e l’ambiente è necessaria dunque una risposta unitaria e collettiva. A cui aspirano le forze di minoranza di Calcinato, Calvisano, Carpenedolo, Ghedi, Lonato, Montichiari, Pontevico, Remedello e Asola, che hanno stilato un manifesto comune per «un ambiente più sano e un territorio più consapevole», che si è concretizzato in un pacchetto di proposte «che tutti i Comuni dovrebbero adottare, per evitare che casi come quello della Wte possano ripetersi». È la prima volta che le opposizioni dei Comuni si coordinano. Cinque i princìpi sanciti dal documento: sensibilizzare le aziende agricole del territorio affinché forniscano informazioni utili a una «mappatura» dei terreni su cui sono stati sparsi gessi e fanghi avvelenati dal 2018 a oggi; creare un ufficio dedicato, chiamato a raccogliere, anche in forma anonima, segnalazioni di anomalie nelle pratiche di fertirrigazione; intensificare i controlli sul territorio da parte delle forze dell’ordine. E ancora: in caso di rinvio a giudizio dei responsabili, le amministrazioni comunali dovrebbero costituirsi parte civile, a tutela dei cittadini, della salute pubblica e del territorio comunale, e infine vincolare gli eventuali risarcimenti ottenuti a seguito della condanna dei responsabili a interventi finalizzati al recupero ambientale e alla riqualificazione paesaggistica. Il primo step prevede la presentazione nei rispettivi consigli comunali di una mozione sulle «azioni propositive sulla gestione dei fanghi e gessi contaminati». A Remedello «il documento verrà discusso nella seduta fissata per oggi alle 18.30 - spiega Daniela Edalini, capogruppo della lista Direzione Progresso -. A Calvisano è stata già presentata, ma la data del Consiglio non è ancora stata fissata, mentre a Lonato l’argomento non è stato inserito all’ordine del giorno di oggi». La task force messa in atto dalle minoranze «è un segnale positivo per il nostro territorio - afferma Gianpaolo Turrini di Insieme per Calvisano -: siamo andati oltre i confini geografici, culturali e politici. Ora tocca alle maggioranze: vedremo se faranno responsabilmente la loro parte». Tesi condivisa da Luigi Bignami, in rappresentanza di tutte le minoranze di Montichiari, e da Luna Bosio di Unire Pontevico. Le voci delle minoranze «richiamano tutti alla responsabilità e al rispetto delle regole - aggiunge Vincenza Corsini di Calcinato In-patto 2.0 -. Da quando è scoppiato il “caso“ Wte, Calcinato è nell’occhio del ciclone: ora, grazie a questo documento comune, sappiamo di non essere soli nella nostra battaglia». L’inchiesta ha permesso di ricostruire l'imponente traffico avvenuto tra il gennaio 2018 e l'agosto 2019, con oltre 12 milioni di euro di profitti illeciti ottenuti trasportando e distribuendo 150 mila tonnellate di fanghi contaminati da metalli pesanti, idrocarburi e altre sostanze inquinanti spacciati per fertilizzati in 173 campi del Nord Italia. Nel Bresciano sono 70 le aziende agricole che hanno sparso le sostanze inquinanti - soltanto tre quelle indagate - in 88 diversi appezzamenti terrieri distribuiti in 31 paesi. Secondo il Testo unico Ambientale, i Comuni dovranno emettere un’ordinanza per obbligare Wte a rimuovere quelli che per la Procura sono rifiuti e non fertilizzanti. Un obbligo che al momento il ministero della Transizione Ecologica ha imposto solo a Quinzano, Calcinato e Calvisano, sedi della Wte.