AL VIA IL PROCESSO

L’omicida di Yana rischia l’ergastolo: va stabilito se c’era premeditazione

di Rossella Canadè
L’ex fidanzato della giovane il cui cadavere è stato ritrovato tra Lonato e Castiglione è rimasto in carcere a Opera. Il padre: «Lei non mi diceva nulla di quello che stava vivendo». Omissioni e «non ricordo» degli amici dell’omicida: «Non sapevamo che si erano lasciati»
Olexsandr Malaiko, il padre di Yana e Andrei Cojocaru, il nuovo compagno della giovane uccisa dall’ex fidanzato (ph. Nicola Saccani)
Olexsandr Malaiko, il padre di Yana e Andrei Cojocaru, il nuovo compagno della giovane uccisa dall’ex fidanzato (ph. Nicola Saccani)
Olexsandr Malaiko, il padre di Yana e Andrei Cojocaru, il nuovo compagno della giovane uccisa dall’ex fidanzato (ph. Nicola Saccani)
Olexsandr Malaiko, il padre di Yana e Andrei Cojocaru, il nuovo compagno della giovane uccisa dall’ex fidanzato (ph. Nicola Saccani)

«Lui non mi piaceva, ma mia figlia lo amava e non mi diceva nulla di quello stava sopportando. Perché sapeva che non sarei stato a guardare. Mi ha raccontato tutto sua madre, durante quegli interminabili giorni della ricerca del corpo di nostra figlia». Non si dà pace, neanche ora, dopo più di un anno, per non aver capito, Oleksandr Malaiko, il padre di Yana, uccisa a 23 anni dall’ex fidanzato la notte del 20 gennaio nell’appartamento del “grattacielo” di Castiglione e il cui cadavere è stato trovato dieci giorni dopo in un campo tra Lonato e Castiglione.  Non servono i kleenex che gli porge la pubblico ministero Lucia Lombardo ad asciugare il dolore che lo strazia. Dumitru Stratan è rimasto in cella ad Opera, per questa prima udienza, ma la presenza di “Dima” come tutti lo chiamano, permea i banchi dell’aula 1. Che abbia ucciso la “sua Boni”, è fuor di dubbio: lo ha confessato, stritolato dalle prove. La domanda è un’altra: c’è stata premeditazione?

Yana Malaiko è stata uccisa la notte tra il 19 e 20 gennaio 2023
Yana Malaiko è stata uccisa la notte tra il 19 e 20 gennaio 2023

È su questo che si gioca tutto il processo: su questo è chiamata a decidere la Corte d’Assise presieduta da Gilberto Casari, con Raffaella Bizzarro giudice a latere e i sei giudici popolari. Una domanda che equivale a ergastolo sì, ergastolo no.

Parte deciso Angelo Lino Murtas, il legale di parte civile, che definisce l’omicidio di Yana come atto premeditato e frutto di una precisa macchinazione, «terminata con i messaggi che ha mandato dal cellulare di Yana dopo averla uccisa». Ribattono i difensori con un colpo di fioretto, puntando sulle riprese delle telecamere dell’appartamento, secondo l’accusa sabotate da Stratan, per loro mal funzionanti, ma utili, anzi “fondamentali”.

Chi era Yana

Testimonia per primo, il padre: una scelta obbligata per consentirgli di assistere a tutte le fasi successive del processo. Racconta della ragazzina portata in Italia dall’Ucraina per curarsi, della guarigione e del desiderio di costruire una famiglia. 

L’illusione con Dima è durata tre anni, «anche se lui le aveva detto che per sposarla voleva vederla chiederglielo in ginocchio», ha lottato per allontanarlo dalla droga, fino a quando si è arresa e ha deciso di lasciarlo, sostenuta da Cristina, la sorella di lui, che dopo il lavoro al bar le aveva anche offerto ospitalità nel proprio appartamento, dove Stratan, tre settimane dopo, l’ha uccisa. «Parlare oggi è stata dura, ma è stato un passo necessario per avere giustizia. Se mi fossi trovato davanti quella “creatura” però non so se avrei retto».

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La ricostruzione dell'omicidio

A ricostruire quelle ore del 20 gennaio la Pm chiama il luogotenente dei carabinieri Domenico Miccolis, comandante del Norm di Castiglione, che quella mattina ricevette la telefonata di richiesta di aiuto di Cristina, sicura che fosse successo un casino perché la Boni era sparita».

La giovane era angosciata perché aveva incontrato in casa il fratello che le aveva detto di averla ammazzata. Da lì erano scattate le ricerche di Stratan, trovato poi nello stesso appartamento, dopo che la sua auto era stata intercettata da un varco alle porte di Castiglione poco dopo le 13.

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«Mi ha detto che la sera prima aveva litigato con la fidanzata perché lo aveva tradito. Quando ho letto il giornale il giorno successivo, sono andato io dai carabinieri, senza neanche sapere che era morta ». «Aveva le pupille dilatate, sembrava fatto, e ha detto che con quella frase alla sorella intendeva che l’aveva cacciata di casa e senza soldi sarebbe morta di fame». Poi il telefono di Yana senza più la scheda, le scarpe sporche. Poi il silenzio.

I testimoni

Se la madre di Stratan, Anna, ha rifiutato l’esame, la sfilata degli altri testimoni ha sciorinato una sfilza di omissioni, di “non ricordo” e di versioni improbabili.

L’amico del cuore, compagno delle serate allegre di Dima, che raccoglie la sua confessione, giura di non essere stato a conoscenza che i due si erano lasciati, pur avendo passato la sera precedente l’omicidio con Yana. Il compagno della madre che considerava la Boni «una figlia», ma non sa nulla di nulla. Il vicino di casa, quello che chiamava Dima “mio fratello”, che quella mattina lo accoglie sporco e sconvolto, con il cagnolino in braccio, e non gli chiede nulla. Unico preciso l’anziano che diede un passaggio a Stratan che si era impantanato con l’auto durante il trasporto del corpo senza vita della giovane. «Mi ha detto che la sera prima aveva litigato con la fidanzata perché lo aveva tradito. Quando ho letto il giornale il giorno successivo, sono andato io dai carabinieri, senza neanche sapere che era morta ».

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