LE PAROLE DEL LEADER

Dal presidente Massimo Cellino segnali di resa: «Ormai mi sento svuotato»

di Mario Pari
Poche parole al Bresciaoggi che lasciano percepire il senso di sfiducia nelle possibilità di andare avanti: "Resterò a Londra. Per essere al vertice ci vogliono passione e tanto entusiasmo. Io ho esaurito tutte le scorte"
Il presidente del Brescia Massimo Cellino a palazzo di giustizia di Brescia in occasione di una delle udienze che si sono tenute nei mesi scorsi sulle questioni fiscali Un momento della «Camminata dell’orgoglio» organizzata a marzo
Il presidente del Brescia Massimo Cellino a palazzo di giustizia di Brescia in occasione di una delle udienze che si sono tenute nei mesi scorsi sulle questioni fiscali Un momento della «Camminata dell’orgoglio» organizzata a marzo
Il presidente del Brescia Massimo Cellino a palazzo di giustizia di Brescia in occasione di una delle udienze che si sono tenute nei mesi scorsi sulle questioni fiscali Un momento della «Camminata dell’orgoglio» organizzata a marzo
Il presidente del Brescia Massimo Cellino a palazzo di giustizia di Brescia in occasione di una delle udienze che si sono tenute nei mesi scorsi sulle questioni fiscali Un momento della «Camminata dell’orgoglio» organizzata a marzo

Sono poche parole. Molte meno di quelle che compongono le domande inviate via WhatsApp. Domande che al presidente Massimo Cellino tutti avrebbero voluto rivolgere. Una, in primo luogo: perché tutti quei cambi di allenatori? Il presidente, da Londra, risponde. Ma, appunto, brevemente. L’espressione, sulla base di quanto si può leggere di una stanchezza che pare di capire non sia solo interiore: «Le risposte a queste domande lei le ha già, sono sotto gli occhi di tutti! Io non ho l’energia per poter commentare, spero mi comprenda».

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Parla Massimo Cellino

Domande, quelle che attendevano una risposta relative ai grandi progetti, alle delusioni di questo campionato, alle ragioni di una partenza a razzo e di una fine decisamente ingloriosa. «Io rimarrò a Londra - risponde, sempre nel messaggio -.Per fare questo lavoro ci vuole entusiasmo e tanta passione e ho ultimato tutte le scorte residue. Ahimè». Poche frasi, ma il cui contenuto non sembrerebbe lasciar dubbi sul futuro del rapporto tra il Brescia e Cellino. Parole dettate, forse dalla grandissima delusione per la retrocessione in serie C, per il modo in cui è avvenuta e per quanto è successo dopo, nella serata di guerriglia urbana.

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Un rapporto con Brescia fatto di malcontenti

Senza dimenticare che ci si trova anche in una situazione in cui la piazza ha più volte manifestato il malcontento nei confronti del presidente Cellino. Quella girandola di allenatori, professionisti a cui, in alcuni casi sono state lasciate solo due giornate per salvare la baracca, non può avere certo riscosso il consenso di una provincia in cui il lavoro e il rispetto del medesimo sono sacri. Una situazione quindi che ha allontanato sempre più il popolo biancoblù da squadra e società. Massimo Cellino, soprattutto nell’inverno scorso, ha abituato a repentini cambi di posizione anche per quanto riguardava il proprio ruolo societario. Questo in particolare mentre le vicende giudiziarie stavano per arrivare a quelle importanti pronunce che poi si sono rivelate tutte favorevoli al presidente del Brescia. Sotto questo punto di vista tutto non si è concluso dal momento che per il 5 luglio è stata fissata l’udienza preliminare sulla richiesta di rinvio a giudizio di Cellino per reati fiscali. Il presidente del Brescia si è sempre presentato in aula «per rispetto ai giudici». Sotto un profilo cautelare Cellino ha riportato solo successi. Ora, con l’udienza preliminare s’entrerà a tutti gli effetti nel merito, alla luce.

Disordini e violenze fuori lo stadio

La retrocessione ma...

Massimo Cellino si è ritrovato a fare i conti, questo è agli atti, con una situazione in classifica che andava via via peggiorando proprio mentre era più in tribunale che allo stadio, e con un maxi sequestro da fronteggiare. Non bisogna poi dimenticare che gli anni di Cellino a Brescia sono stati, fino all’altra sera, i migliori dopo l’era Corioni, con una salvezza, una promozione, un campionato di serie A, due campionati con i play off. Poi, l’altra sera, appunto, la retrocessione ai play out. Ma proprio il modo in cui è avvenuta, dopo l’anno dei continui avvicendamenti in panchina ha incrinato un rapporto che non era mai del tutto sbocciato tra tifosi, città e presidente. Un rapporto che ora, secondo quanto scrive Cellino, l’ha ridotto «senza scorte residue di energie».

 

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