VALCAMONICA

Niardo, un anno dopo il disastro: mancano ancora i milioni promessi

di Luciano Ranzanici
Il disastro dello scorso luglio ha trovato risposte ma c'è tanto da fare e l'acqua potabile resta un miraggio
Una scena agghiacciante Niardo in notturna subito dopo l’alluvione di un anno fa
Una scena agghiacciante Niardo in notturna subito dopo l’alluvione di un anno fa
Una scena agghiacciante Niardo in notturna subito dopo l’alluvione di un anno fa
Una scena agghiacciante Niardo in notturna subito dopo l’alluvione di un anno fa

Il primo anniversario della grande paura cadrà domani, 27 luglio: 12 mesi dopo la devastante alluvione che aveva lasciato segni pesantissimi su Niardo e ferito in modo più «lieve» il confinante territorio di Braone. Un anno fa, una impressionante massa di acqua, fango, detriti, alberi e arbusti si era riversata a valle fra le vie Nazionale e le località Brendibusio e Crist, gonfiando e facendo esondare i torrenti Re e Cobello, già passati alla storia per la loro pericolosità nel passato. Una pessima ricorrenza, utile però per fare il punto su una ricostruzione alla quale mancano ancora molte cose; a partire da molti milioni promessi dal Governo ma che mancano ancora all’appello.

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I volontari non bastano

Nei giorni immediatamente successivi al disastro si era formata una grande catena umana formata da decine e decine di volontari della solidarietà, che aveva funzionato benissimo affiancando vigili del fuoco e protezione civile. Poi sono iniziati i grandi interventi di messa in sicurezza dei due corsi d’acqua e della parte di territorio interessata dalla valanga di acqua e fango finanziati dalla Regione e dallo Stato: un’operazione non ancora terminata e che prosegue anche grazie al sostegno della Comunità montana, che sta coordinando i lavori. Inoltre, come detto, ci sono ancora diverse lacune e criticità.

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Le criticità che persistono

A partire da quella, enorme, dell’acqua potabile che ancora non circola nella rete idrica di tutto il paese: a garantirla è ancora la cisterna della «Siv» che viene riempita costantemente e dalla quale i cittadini fanno scorta. Proseguendo, il quadro vede innanzitutto ancora una decina di famiglie ancora fuori dalle rispettive abitazioni, e poi c’è il tema delle risorse: ben 28 milioni e 200mila euro (dopo gli iniziali 3 milioni e 250mila) deliberati dal Consiglio dei ministri lo scorso febbraio e dei quali non si ha ancora alcuna notizia in Comune. Questi fondi sono destinati «finanziare il ripristino della funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture, alle prime misure economiche di immediato sostegno al tessuto economico e sociale e alle attività più immediate, anche strutturali, per la riduzione del rischio residuo» (aveva scritto nel decreto il ministro della Protezione civile Nello Musumeci). Cose fondamentali, insomma; ma le risorse non si vedono.

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Una falla da riempire

Assodata la progressiva messa in sicurezza di torrenti e territorio, al sindaco Carlo Sacristani sta soprattutto a cuore di poter indennizzare i concittadini e le attività commerciali seriamente danneggiate nelle strutture. Per tamponare la falla, lo ricordiamo, la Pro loco aveva dato vita a una raccolta fondi sostenuta da associazioni, privati e dalla Diocesi, che ha consentito di assegnare finora piccole e medie somme soprattutto alle famiglie. Il primo cittadino non nasconde l’amarezza per la mancata disponibilità dei fondi deliberati, che in questo momento per lui è il problema numero uno. Poi ce n’è un secondo, non di sua competenza, legato alla ferrovia. È necessario un ampliamento degli alvei dei torrenti e il rinforzo delle sponde nei punti di contatto, mentre Trenord ha provveduto alla posa di oltre un chilometro di rotaia ed è pronta a dare il va libera ai treni fra pochi giorni. Tocca alla Regione decretare o meno la riapertura della tratta, e progettare l’intervento perché la linea sia davvero sicura. Quando?

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